Troppi esami prescritti, Mmg vs specialisti: la responsabilità è loro

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«Chiedere che il paziente sia indirizzato alla visita specialistica prima di fare un esame non risolve il problema dei troppi esami. Se c’è una categoria che indulge in prescrizioni eccessive di diagnostica, e ciò si può dimostrare, sono gli specialisti. Credo che la medicina di famiglia moderna, che si rappresenta in Simg, oggi abbia il polso della valutazione di un paziente cronico e sappia quali esami prescrivere e quando, quali sono utili e quali no». Ovidio Brignoli vicepresidente della Società Italiana di Medicina generale replica alle società scientifiche specialistiche che hanno denunciato sul territorio una crescita di richieste di test diagnostici o sacche di prescrizioni improprie dovute per lo più ai medici di famiglia. I gastroenterologi Sige lamentano l’inutilità del 25-30% delle gastroscopie e colonscopie: sarebbero male indirizzate in tutto 500 mila procedure su 1,7 milioni per un costo di 60 euro l’una e una spesa totale di 30 milioni di euro. Ma anche SIBIoC (Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica) aveva denunciato una crescita fino al 20% nel numero di esami clinici richiesti ai laboratori Ssn per malattie cardiovascolari, diabete ed insufficienza renale. Il medico di famiglia ha la penna facile? Brignoli non ci sta. «Il laboratorista non vede il paziente, quindi non posso fargli una colpa dell’eccesso prescrittivo; posso però assicurargli che le indicazioni a prescrivere arrivano per lo più da specialisti endocrinologi e reumatologi che alzano la mira anche per un piccolo sospetto. Da anni SIMG sostiene che i follow up per i pazienti oncologici e per i cronici vanno semplificati e che molti esami si possono risparmiare. Quanto agli specialisti “a contatto” con l’utente, prima di parlare del medico di famiglia dovrebbero guardarsi in casa e -nel dare indicazioni prescrittive – seguire certe regole. Quando si presenta al medico curante una batteria di esami a carico del Servizio sanitario nazionale è bene accompagnarla con una lettera, motivare le scelte, chiedere di rivedere il paziente dopo un certo arco di tempo».
I gastroenterologi SIGE chiedono (e organizzano) più formazione e denunciano gastroscopie ripetute dopo 12-24 mesi in giovani per dispepsia o reflusso (in assenza di sintomi d’allarme come familiarità per neoplasie, anemia, vomito, dimagramento, emorragia) quando per curare l’helicobacter basterebbe partire da un breath test; o colonscopie ripetute dopo 12-24 mesi in giovani, sempre per colonpatie funzionali, diverticolosi, asportazione di polipi iperplastici. Solo il 20 % degli esami endoscopici è chiesto dallo specialista gastroenterologo; l’80 per cento di richieste viene dal mmg, da altri specialisti o dagli stessi pazienti. «Penso che quando sarà a regime il decreto sui livelli essenziali di assistenza che elenca le condizioni di erogazione degli esami e offre indicazioni di appropriatezza prescrittiva registreremo un’ulteriore pulizia rispetto al denunciato eccesso di prescrizione», dice Brignoli. E aggiunge: «Non siamo però certo stati noi medici di famiglia a premere sul PSA periodico, né ad andare in televisione a raccomandare questo o quell’esame al telespettatore che il giorno dopo veniva a fare pressing nel nostro studio. Ma c’è un’altra cosa da dire, il nostro sistema prescrittivo funziona male perché i controllori non controllano: si continua a valutare la mera spesa e non i percorsi di cura della persona, e non si attribuiscono responsabilità sul monitoraggio dei suddetti percorsi».

 

Mauro Miserendino

Fonte Doctor33.it

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